Alberi a Lavis: serve progettazione!

La statua piange i cedri caduti foto Paolo Degasperi
La statua piange i cedri caduti foto Paolo Degasperi

Lavis. Due giorni fa scrivevo, con un certo trasporto emotivo, dell’abbattimento dei cedri di Piazza del Mercato. Oggi, a mente un pò più serena, cerco di fare un piccolo ragionamento in merito.

Quegli alberi sono stati tagliati su pressante richiesta degli abitanti delle case confinanti con il parcheggio perchè le radici entravano nei loro giardini creando danni e rischiando di compromettere anche i muri delle abitazioni. Giusto salvaguardare quindi la sicurezza delle persone, credo che questo venga prima di tutto. Al di là. quindi, del giusto sdegno e della scarsissima sensibilità dimostrate dal Comune che non ha avvisato nessuno, vorrei porre un quesito…

“Perchè 50 anni fa sono stati piantumati degli alberi che, anche allora, si sapeva sarebbero diventati enormi e causato potenziali problemi?”

Questa semplicissima domanda porta in sè una questione logistico/gestionale che qualsiasi amministrazione comunale un attimo lungimirante dovrebbe porsi prima di qualsiasi intervento di verde pubblico.

Per evitare di tagliare degli splendidi alberi in futuro serve fare le cose con progettualità, serve ragionare bene e pensare alle conseguenze che ciò che faccio oggi causerà un domani che sia tra 1 anno o fra 50…

Pensiamoci…

Alberi a Lavis: si sta come d’autunno…

L'abbattimento dei cedri - foto di Paolo Degasperi
L’abbattimento dei cedri – foto di Paolo Degasperi

Lavis. Essere un albero a Lavis: viene in mente la splendida e tristissima poesia “Soldati” di Ungaretti.

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

Si perchè uno dopo l’altro, che sia per mano dell’amministrazione comunale o di qualche solerte privato, gli alberi storici di Lavis vengono eliminati.

A finire sotto le lame di potenti motoseghe questa volta sono stati gli splendidi Cedri di Piazza del Mercato.

Sul sito del Comune di Lavis nell’Albo pretorio (senza possibiltà di visionare il documento) viene unicamente riportato il numero della determina che ha permesso questo: “N.546 del 29/11/2013 – TECNICO URBANISTICO: RIQUALIFICAZIONE PIAZZA DEL MERCATO. ABBATTIMENTO CEDRI.”

Aspettiamo impazienti la sontuosa “riqualificazione” che ha richiesto l’abbattimento di quegli splendidi alberi…

Da me nessun appello al voto !?!

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In questi giorni a ridosso delle elezioni provinciali il mio profilo facebook e la mia casella di posta elettronica ricevono vari “appelli al voto” per questo o quel candidato da parte di amiche, amici e conoscenti. Persone, a me care, che mi spiegano perché voteranno la tal persona e invitano anche me a votare per il loro paladino.

Un paio di amici si sono spinti a chiedermi di fare altrettanto.

No, non lo farò!!!

Proprio non mi piace!

Spiegatemi perché dovrei condividere con tutti la profonda riflessione interna che mi spingerà, nonostante numerose remore e nonostante un profondo senso di spaesamento, a votare per il Partito Democratico Trentino.

Non capisco proprio perché dovrei condividere la mia volontà di votare per il candidato Michele Nardelli. Ritengo un fatto quasi personale la stima che nutro nei suoi confronti, la proficua collaborazione avuta con lui all’interno del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, i comuni ragionamenti sull’abitare il conflitto e sul senso della parola PACE. Il mio aver contribuito (in minima parte) alla legge sulla filiera corta.

Perché dovrei dire a tutti che lentamente ho cominciato ad apprezzare Alessio Manica? Che ho seguito il suo lavoro come Sindaco di Vallagarina e ne ho apprezzato lo sguardo non banale, il suo essere alla ricerca di uno svecchiamento nella politica ma non da rottamatore populista?

A chi potrà mai interessare sapere che sono ancora indeciso per la terza preferenza? Se affidarla all’amico Bruno Dorigatti, uomo che stimo molto, se dare retta a chi mi dice che va rafforzato il ruolo di capolista di Alessandro Olivi o se puntare su Monica Baggia, che non conoscevo ma i cui discorsi mi hanno profondamente affascinato una sera a Lavis…

Ecco, capite??!?!?!?! da me nessun appello al voto!?!

Appunti dispersi di un (quasi) quarantenne spaesato

 

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…Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?

Qualcosa o tutto?

Su chi contiamo ancora?

Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente?

Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi.

Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua.”

(Bertold Brecht – A chi esita)

Ormai è partito il conto alla rovescia per i miei primi 40 anni. Mica voglio fare un bilancio della mia vita ma una qualche riflessione bisognerà pur farla e dato che nella mia vita privata sono uno splendido e infallibile (! ^_^ !) papà cercherò di ragionare sulla mia vita sociale.

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Sono millenni che (almeno credo) sono una persona impegnata, una persona che cerca di combattere per un mondo migliore. Negli anni l’ho fatto da studente medio contro la guerra, da universitario contro i vari Gulliver che si fregano ambiente e diritti. Ho scoperto il potere della nonviolenza. Una volta tornato a vivere in Trentino ho imparato a rifuggire il sogno di rivoluzioni oceaniche e a preferirgli la forza preziosa dei piccoli gruppi. Sono i periodi dell’impegno locale con Impronte. Periodi in cui finalmente ho cominciato ad applicare il detto “agire localmente” e m’è piaciuto anche scoprirmi a “pensare localmente”.

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Periodi questi costellati dalla certezza, dal sapere ciecamente di essere dalla parte del giusto, periodi del “senza se e senza ma”…

L’esperienza di Impronte poi avevamo deciso assieme di farla confluire dentro la formazione di un nuovo partito, un partito (quello Democratico) che ci sembrava potesse garantire un approdo felice alle nostre idee e che potesse esserne il portatore (assieme a quelle di altri) senza schiacciarci come tipicamente fanno i partiti.

Inaugurazione sede di Impronte

Quasi subito quel partito ha schiacciato il nostro gruppo pieno di idee (o forse, sbagliando, eravamo noi che pensavamo di schiacciarlo e di imporre una nostra filosofia e abbiamo solo perso…). Il gruppo di amici si è disgregato in litigi se fosse meglio questa o quella corrente legata a questo o quel personaggio nazionale, provinciale, locale…

… e la forza preziosa di quel piccolo gruppo ora non c’è più.

Da quell’esperienza io sono uscito finalmente dopo poco meno di 2 anni con parecchie botte e la precisa sensazione che la vita di partito non faccia per me. Ci sono amici Vendoliani che hanno provato (e stanno provando) a dirmi che in Sel è assolutamente diverso, ma la mia impressione è che io stia meglio fuori da un partito…

congresso mn 2010

A parte questa sana certezza sul mio rapporto con i partiti e l’intramontabile amore per le amiche e gli amici del Movimento Nonviolento (dentro il quale continua il mio sano attivismo) e per il messaggio che cerchiamo di vivere e portare, qualche bella lotta locale e Politica Responsabile, un lungimirante progetto volto a portare dialogo e contenuti dentro il dibattito politico, la mia attuale vita politica è contrassegnata da un solo termine: SPAESAMENTO.

massi no tav

Se prima sentivo in me la suprema verità di stare dalla parte del giusto ora non riesco manco a fare l’alternativo che sta “dalla parte del torto”, semplicemente non so dove sono, non so posizionarmi. Questo non significa che io non prenda posizione, anzi, ma mi sento cane sciolto…

per di qua per di là

Ormai politicamente mi definisco SPAESATO. La mia condizione è questa: se penso a PD, SEL, Renzi, Civati, Epifani, Vendola, a questa legge elettorale, a quella riforma economica, insomma se penso al “fare politica”, agli strumenti per farla, alle persone che la fanno e ai contenuti che questa porta e/o dovrebbe portare io mi ritrovo spaesato.

Ma se il problema fosse solo nelle persone “pubbliche” o nei partiti in cui (non) credere sarebbe relativo. Il problema sta nella sensazione di sentirsi isolato, incompreso, nel sentirsi inadeguato (e questo anche rispetto alla tanto decantata “società civile”).

C’è la sensazione spiacevole di non comprendere la semplificazione giornalistica e populista che ormai caratterizza tutti noi,

c’è il non ritrovarsi più nelle troppe parole d’ordine che circolano in questi ultimi periodi compreso quel famoso “se senza e senza ma” che era parte integrante della mia cultura,

c’è il rendersi conto che l’immensa mole di ragionamenti che ti investono quotidianamente ti lascia perplesso, scocciato, distaccato,

c’è il non avere risposte alle tue troppe domande.

La cosa preoccupante è che tutto questo mi piace!

Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare. ”

(Giacomo Leopardi – L’infinito)

Una città da vivere: l’esempio di Bologna.

Fonte: bolognanotizie.com

Lavis. Recentemente mi sono recato con la famiglia a Bologna. Conosco bene la città per averci vissuto per quasi un decennio a cavallo del secolo. Arrivati in centro ci aspettava una grande sorpresa: le 3 principali vie del Centro completamente chiuse al traffico e con la gente (molta) che tranquillamente passeggiava in mezzo a quelle strade, solitamente ingolfate di auto e autobus.

Ricordo che solo durante le manifestazioni e i cortei potevi avere il lusso di camminare in mezzo a quelle strade senza rischiare la vita. Cosa ha permesso questo?

Una amica ci spiega che da qualche tempo a Bologna tutti i fine settimana e i festivi la “T” del Centro Storico (Via Indipendenza, Via Ugo Bassi e Via Rizzoli) rimane aperta esclusivamente a pedoni e ciclisti escludendo completamente auto, moto e autobus (ad esclusione di un apposito servizio navetta). La sensazione è splendida, ti senti padrone del centro e l’unica preoccupazione che hai con le tue bimbe è quella di non perderle in mezzo a tanta gente, ma nessun problema di attraversamenti, di auto e/o moto che passano ovunque. E non stiamo parlando di pochi metri di strada ma di 3 vie molto lunghe e trafficatissime del centro cittadino. La gente sembra reagire molto bene all’iniziativa, infatti, complice il w.e. dei Santi, le strade e i negozi sono zeppi di persone che passeggiano, fanno shopping e vanno in bici.

Tornato a casa mi sono incuriosito del fatto che una grande città faccia una scelta del genere (sicuramente popolare per la gente ma, credo, altrettanto impopolare tra i commercianti) e ricordando il nervosismo dei nostri commercianti nei nostri paesi per iniziative molto più piccoleho cercato di informarmi meglio sul progetto “T DAY 2012 – DI NUOVO IN CENTRO”.

A partire dal 12 maggio 2012 ogni weekend – dalle 8,00 di sabato alle 22,00 di domenica – e tutti i giorni festivi – stesso orario- la “T” (via Rizzoli, via Indipendenza e via Ugo Bassi) rimane aperta esclusivamente a pedoni e biciclette, per permettere la libera circolazione in totale sicurezza a chi vuole godersi lo splendido centro storico di Bologna.

I T Days sono una delle numerose misure proposte nell’ambito di DI NUOVO IN CENTRO – il piano per una nuova pedonalità del centro della città. Il progetto prevede di riorganizzare l’accessibilità in un’ottica di sostenibilità ambientale e ha come primari obiettivi incentivare la mobilità pubblica e ciclo-pedonale, riqualificare lo spazio pubblico e valorizzare i distretti individuati nel centro di Bologna. Il tutto è partito da un percorso partecipato di confronto tra istituzione, cittadini, associazioni di categoria, Università, associazioni ecologiste e altri soggetti potenzialmente interessati.

Il progetto non si limita alla chiusura del centro nel fine settimana, ma contempla la realizzazione di aree in cui il pedone possa godere di percorsi protetti e continui. L’individuazione di strade e piazze completamente pedonali 24 ore su 24, la riorganizzazione del trasporto pubblico in funzione delle aree pedonali, il miglioramento della rete ciclabile, il potenziamento dei parcheggi esistenti, la riorganizzazione di varie piazze importanti del centro (e non solo) e la valorizzazione di alcune aree con una loro specifica offerta culturale e commerciale più una serie di eventi e iniziative di corollario per animare queste strade. In alcuni giorni, come è stato domenica 4 novembre, il blocco del traffico è stato generale e non riguardava solo la zona T del centro). Gli unici mezzi a motore a poter circolare erano i veicoli benzina euro 4 e 5, diesel euro 5, gpl, metano ed elettrici, ciclomotori e motocicli euro 2. Bologna ha vinto il premio della European Mobility Week grazie all’organizzazione dei primi T Days. La città durante quella settimana ha organizzato numerose iniziative: tour in bici, workshop e officine di auto-riparazione delle bici, camminate e una mostra di auto elettriche.

I numeri del progetto messi a disposizione dall’Amministrazione per offrire una valida alternativa all’uso del mezzo privato fanno una certa impressione:

  • 2 ettari completamente dedicati a pedoni e ciclisti fra via Rizzoli, via Ugo Bassi, via Indipendenza e le isole pedonali già esistenti nei dintorni;

  • 7 fermate delle linee del trasporto pubblico a pochi passi dall’area pedonale, supportate dalla navetta “T1” che ogni 10 minuti porta fin sotto le Due Torri collegando due parcheggi scambiatori e dalla nuova navetta “T2” che ogni sabato collega le principali fermate degli autobus arrivando comodamente fino agli ingressi dell’isola pedonale, piazza Maggiore e piazza Roosevelt al fine di poter raggiungere agevolmente i mercati delle Erbe e del Quadrilatero

  • 5 posteggi taxi nelle immediate vicinanze degli ingressi alla T

  • 4.500 posti auto disponibili in 9 parcheggi pubblici dentro al centro o collegati con navette

  • una finestra di 3 ore per la consegna delle merci ai negozi direttamente dentro la T

  • 12 nuove piazzole riservate handicap in piazza Roosevelt e 20 strade laterali per far avvicinare i veicoli dei disabili a pochi metri dalla zona chiusa al traffico

  • 5 nuove piazzole di sosta riservate handicap nelle vie Righi, Malcontenti, del Monte, Montegrappa e S. Stefano

  • 1 nuovo punto di ricarica elettrica gratuita per le carrozzine e gli scooter usati da persone con difficoltà motorie nel Cortile del Pozzo di Palazzo d’Accursio (sede Comune).

 A giudicare dai dati raccolti con una apposita campagna di monitoraggio e valutazione dell’evento, effettuata durante la realizzazione della prima settimana di T Day e messi a disposizione dal Comune il 48% degli intervistati dichiara che ogni giorno il centro dovrebbe essere chiuso mentre il 36% sostiene che questa chiusura dovrebbe avvenire (come ora è) tutti i w.e.

Tutti soddisfatti? Ovviamente no! I commercianti del centro non hanno accolto di buon grado queste decisioni e hanno battagliato. Il mio personalissimo (e discutibile) metro di giudizio ha visto i negozi pieni di persone durante lo scorso fine settimana, se poi queste comprano poco è forse più un problema di crisi economica. Mentre sorseggiavo un caffé in un bar del centro sentivo il barista che si lamentava (ma il bar a me sembrava pieno). Sarebbe interessante che la campagna di monitoraggio riguardasse anche la differenza di incassi nei negozi del centro con traffico aperto e traffico chiuso ma al momento non ho trovato dati a riguardo. Gli amici bolognesi, da me interrogati sui social network, si dimostrano per la maggior parte estremamente contenti della scelta del Comune. Alcuni dichiarano che prima rifuggivano il centro nei fine settimana mentre ora ci vanno contenti con famiglia e bici. Un amico mi segnala che la chiusura del centro a varie linee di autobus ha creato problemi di accessibilità al centro per anziani e disabili costretti a cambi di autobus e quindi sicuramente penalizzati. Un’altra amica apprezza ma trova pericolosa la commistione tra bici e pedoni.

Concludendo trovo questo progetto molto coraggioso, forse in qualche punto (accesso al centro per disabili e anziani) da rivedere e migliorare, ma sicuramente interessante. Una città maggiormente vivibile dalle famiglie e dalle persone (e non dalle loro auto) è auspicabile ovunque. Chissà cosa pensano di queste idee gli amministratori dei nostri piccoli Comuni Trentini che si fanno problemi a chiudere al traffico veicolare per poche ore all’anno poche centinaia di metri di vie del centro…

Breve riflessione sulla proposta di POLilLO…

«Se noi rinunciassimo a una settimana di vacanze – la conclusione – avremmo un impatto immediato sul Pil di circa un punto percentuale» (19 giugno 2012 – sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo)

 Avrei una marea di cose da scrivere per commentare questa frase ma mi limiterò a due osservazioni senza avere l’ambizione di dare una risposta completa e soprattutto, volutamente, non entrando nel campo del bisogno di crescita economica, della giustezza del PIL e di possibili alternative a questo sistema:

  •  Vivo in una provincia e in una nazione dove l’economia del turismo è fondamentale; lo stesso stipendio che arriva al sottoscritto ogni mese è reso possibile dal fatto che ci sono persone che scelgono di fare le loro vacanze negli agriturismi del Trentino. Indipercuisiccome, se molta gente accogliesse la proposta di POLilLO, io e qualche milione di altre persone ci troveremo senza occupazione… e il suo beneamato PIL che di colpo è cresciuto di un punto percentuale farebbe ben presto una triste fine…
  • credo che sia giusto che anche i cittadini di un Paese contribuiscano al suo benessere e quindi è corretto invitare gli italiani a farlo ma… Ma ciò che non trovo giusto è che lo Stato non dia altrettanti segnali. Si chiede di non fare ferie, incuranti dell’economia e degli indotti che porta il Turismo nel nostro Paese, ma quando da più parti si chiede a gran voce di ridurre sprechi e soprattutto spese militari si risponde che l’industria militare è di vitale importanza per il Sistema Italia e che tagliarla significherebbe perdita di posti di lavoro e di un potente indotto…

Chissà. Fare i confronti è brutto ma penso al mio lavoro, penso agli agriturismi trentini che generano relax, buon mangiare, buon bere, buon vivere, cultura rurale e conoscenza e giusto uso del territorio, garantendo allo stesso tempo un buon reddito alle famiglie degli agricoltori che praticano questa professione e penso a cosa genera il lavoro di chi produce armi, carriarmati e componentistica militare…

 Chi dovrebbe rinunciare a cosa??

La Cup e il PRG di Lavis – parte 3°

Articolo scritto per larotaliana.it

Una delle tavole della variante al PRG del Comune di Lavis

Lavis. Continuiamo la disamina delle osservazioni che la Commissione Urbanistica Provinciale (CUP) ha inviato al Comune di Lavis in merito alla variante del PRG.

In precedenza abbiamo trattato dell’anomalia urbanistica per la prevista Cittadella dello Sport e di alcuni parcheggi proposti dalla variante. In questo ultimo intervento tratteremo dell’aspetto forse più criticato della variante: la compensazione tramite l’uso di progetti convenzionati.

Con questo termine si intende l’attivazione di progetti, individuati sulle tavole di piano, tramite una concessione edilizia convenzionata dove i soggetti proponenti cedono gratuitamente delle aree all’Amministrazione Comunale in cambio dell’edificabilità (una vera e propria compensazione). Stando sugli aspetti generali rispetto all’applicazione di questo istituto alla CUP “sfuggono le modalità e i criteri adotti per la quantificazione della aree da cedere gratuitamente all’Amministrazione comunale in cambio di edificabilità.” Sempre la CUP evidenzia che “Esaminando i casi specifici, quantità e modalità non sembrano seguire criteri di omogeneità. Ciò, potrebbe non favorire l’attuazione dei progetti o innescare contenziosi a causa di eventuali disparità di trattamento”. In poche parole si criticano le modalità di attuazione di questo strumento non comprendendone le logiche applicative e come possa il Comune restare imparziale nel trattare i singoli progetti.

E qui comincia il dibattimento: da una parte il Comune, carte alla mano, assicura che pur avendo permesso di costruire in zone agricole ha ottenuto un aumento di ben 15 ettari di zona agricole, anche attraverso l’istituzione dei progetti convenzionati. Dall’altra però i rappresentanti dei contadini (L’Adige 19/04/2012), l’opposizione consigliare (PD 1PD 2UPL) e anche un membro della maggioranza consigliare (Consigliere Ezio Dallagiacoma) hanno espresso non poche perplessità sull’uso dei terreni agricoli. Nella discussione è intervenuta in maniera forte anche la CUP sia contestando il conteggio dei “nuovi 15 ettari” dato che sono state considerate come aree agricole di pregio intere particelle catastali, “anche quando le superfici oggetto di autorizzazione alla trasformazione di coltura di fatto hanno interessato solo una parte di esse”. Le osservazioni continuano dal componente del Servizio Foreste e Fauna, ricordando che vi sono aree a bosco che nella cartografia sono state trasformate in agricole senza che sia “stato rilasciato alcun provvedimento autorizzatorio alla trasformazione di coltura e conseguentemente si ritiene che le stesse debbano essere necessariamente mantenute nella zonizzazione dell’area boscata”.

Sulle reali (o presunte) compensazioni si esprime anche il Servizio Aziende Agricole e Territorio Rurale in seno alla CUP che rileva che il calcolo della compensazione “è approssimativo. Molte delle aree proposte come nuove aree agricole di pregio sono in realtà costituite da terreni boscati siti sul versante orientale delle pendici della Val d’Adige, che dovranno essere assoggettati a bonifica per essere messi a coltura. Numerosi tra essi, almeno in parte si trovano in condizioni orografiche tali da rendere impossibile la bonifica o da rendere quantomeno molto improbabile.

Quindi, il tanto sbandierato territorio agricolo recuperato da parte del Comune è, in realtà, frutto di investimenti fatti in passato da privati, trasformando in terreni agricoli porzioni di bosco.

Ad oggi non si conosce cosa intenda fare il Comune in merito alle osservazioni della Commissione Urbanistica Provinciale. Nulla è trapelato dalle bocche dei nostri amministratori (forse intenti a studiare per bene il carteggio). Appare interessante la proposta dei contadini di aprirsi finalmente al dialogo con i vari soggetti interessati. Di buon senso anche l’uscita del Consigliere di Maggioranza Ezio Dallagiacoma che propone che nell’affrontare politicamente la questione ci voglia “umiltà, responsabilità e sostenibilità”. Uscita che ad alcuni ha destato perplessità dal momento che lui appoggia la maggioranza che ha partorito la variante al PRG frutto di tante critiche…

Al momento l’unica certezza è che non ci siano certezze su quando la nostra comunità potrà finalmente avere uno strumento utile al territorio come un PRG ben applicato.

 

La Cup e il PRG di Lavis – parte 2°

Articolo pubblicato su larotaliana.it

particolare del Giardino dei Ciucioi di Lavis

Lavis. In un recente articolo abbiamo raccontato delle osservazioni che la Commissione Urbanistica Provinciale (CUP) ha inviato al Comune di Lavis in merito alla prevista variante al PRG e abbiamo cominciato a fare un approfondimento di alcune delle osservazioni.
Oggi tratteremo un altro argomento che, spulciando le 27 pagine delle osservazioni, appare interessante: i parcheggi.

Con la crescita della borgata e l’evidente volontà espansionistica demografica della Giunta Comunale lavisana è normale trovare dentro la variante al PRG anche le proposte per trasformare delle aree (spesso agricole) in aree a parcheggio.

Lungo la statale è previsto un parcheggio multipiano finalizzato alla riqualificazione della zona, a detta della CUP, di sicura utilità ma per il quale vengono sollevate osservazioni a tutela del sovrastante vigneto e per il quale vengono chieste ulteriori delucidazioni circa la realizzazione.

Due dei parcheggi previsti che appaiono criticati dalla Commissione sono pensati sopra l’abitato storico di Lavis. Entrambi hanno ottenuto segnalazione da parte del Servizio Infrastrutture stradali e dal Servizio Gestione Strade a causa, rispettivamente, della difficoltà di accesso dovute alla ripidità del psoto, delle problematiche paesaggistiche che farebbero emergere e a causa della prossimità della Strada per la valle di Cembra.

C’è poi il progetto previsto in corrispondenza dell’ex stazione di partenza della funivia per Cima Paganella. Nel progetto si prevedono diverse attività, fra cui quella commerciale, attualmente non compatibile con le vigenti disposizioni in materia di commercio, e è prevista anche un’ampia area a parcheggio. La CUP definisce questo progetto di “scarsa comprensione” dato che non appare chiara quale sia la finalità pubblica di un parcheggio in quella zona e per di più previsto per esigenze di sosta dei mezzi pesanti. La destinazione multifunzionale dell’ambito lascia perplessi i componenti della CUP dato che questo si trova in zona agricola, vicino al corso dell’Adige e alla pista ciclabile di fondovalle. La perplessità è suscitata dal fatto che verrebbe a crearsi un ulteriore incremento del traffico veicolare non compatibile con le caratteristiche della viabilità in quel punto.

Sempre in zona viene individuato un ulteriore parcheggio in fregio alla nuova strada per la Valle di Non, nelle immediate vicinanze del progettato parcheggio dell’ex stazione della funivia. Anche in questo caso la finalità pubblica e la compatibilità rispetto alla disciplina non appaiono chiare alla CUP.

Vi è infine un’area agricola di ben 7400 mq che andrebbe sacrificata a parcheggio privato pertinenziale alla prevista, e discussa, area commerciale integrata delle Masere. La Commissione osserva che i parcheggi di pertinenza del previsto centro commerciale devono essere previsti al proprio interno e non in un’area limitrofa che, altrimenti, si potrebbe configurare come un’estensione dell’area commerciale stessa. Per detto parcheggio è previsto anche la possibilità di ospitare spettacoli viaggianti (circhi, luna park…); anche in questo caso la CUP osserva che, “che meglio si presterebbero le aree prossime all’area sportiva, dove forse si potrebbe utilizzare spazi pluriuso senza incidere ulteriormente nelle zone agricole”. Sulla zona delle Masere, oggetto di un contenzioso tra il locale comitato di opposizione al previsto centro commerciale, la società proponente, il Comune e la Provincia si evidenzia un’ulteriore interessante raccomandazione formulata in seno alla CUP dal Servizio Gestione Strade della Provincia laddove si segnala che la variante introdotta potrebbe interferire con il collegamento stradale previsto tra Mosana e Lavis (interessante il Comune di Lavis proprio in prossimità del parcheggio privato qui menzionato). A tal fine il Servizio Gestione Strade richiede “pertanto di sospendere la programmazione urbanistica comunale su tale area”.

A chiusa del capitolo “parcheggi” vi è la raccomandazione che le norme di attuazione del PRG “prevedano per questo genere di opere (stabilendo semmai una soglia nel numero dei posti auto) l’elaborazione preventiva di una valutazione di impatto acustico per verificare il rispetto dei valori limite…

La Cup e il PRG di Lavis – parte 1°

 

pubblicato su larotaliana.it

LAVIS – “Tutto ciò premesso, le modifiche più significative sembrano riguardante la soddisfazione di numerose richieste private in vari settori funzionali”.

Quanto sopra scritto non è tratto da una nota della minoranza consigliare, ne da un comunicato stampa di un gruppo di cittadini o contadini contrari all’eccessiva urbanizzazione del loro Paese, è semplicemente un passo delle osservazioni che la Commissione Urbanistica Provinciale (CUP) ha inviato al Comune di Lavis per argomentare le perplessità emerse attorno alla variante del PRG presentato dal Comune dopo il Consiglio Comunale del 22 marzo 2010.

Ricordiamo brevemente che già nell’estate 2011 la CUP aveva trasmesso un suo parere contenente notevoli perplessità sul procedimento. In seguito, nel novembre 2010, il Comune di Lavis aveva trasmesso il parere di un legale acquisito dal Comune in merito alle criticità giuridiche emerse. La risposta della CUP è giunta ora, dopo 2 anni. In detto parere, in ben 27 pagine, si elenca il perché secondo la CUP le perplessità persistano.

Nelle osservazioni della CUP si sollevano perplessità “sul dimensionamento residenziale che di fatto si limita a misurare le dinamiche in corso, proponendo di soddisfare i fabbisogni mediante le nuove aree residenziali, senza tuttavia tenere conto delle disponibilità totali. Le dimensioni e il ruolo del Comune di Lavis meriterebbero una valutazione più articolata e consapevole della quantità occorrenti a soddisfare i bisogno dell’incremento demografico derivante dall’afflusso di popolazione dall’esterno rispetto alla popolazione insediata, onde regolare gli afflussi ed il mercato delle aree, mantenendoli entro paramentri di sostenibilità”.

A giudicare da quanto si legge sembra che si vada a criticare proprio le scelte politiche di base o meglio al sottoscritto sembra che queste scelte politiche non ci siano, siano o figlie di un’improvvisazione o, peggio ancora, dettate più dalla voglia eccessiva di accrescere il numero di abitanti, facendo contemporaneamente contenti i costruttori, senza dare a questo sviluppo un pensiero generale capace di garantire ai nuovi residenti servizi e spazi sostenibili.

Tralasciando alcune imprecisioni puntualmente segnalate dalla CUP (anche se una dimenticanza appare bizzarra: un Comune che si dice contro la TAV dimentica di segnalare la prevista ferrovia ad alta capacità/velocità nelle carte del suo prg…) è interessante leggere i rilevamenti fatti dalla commissione in base a presupposti urbanistici, paesaggistici, idrogeologici, ambientali e agricoli.

In alcune “puntate” cercheremo di segnalare le principali “perplessità” emerse nella relazione della Commissione Urbanistica Provinciale.

Cominciamo con quella che viene definitiva una “anomalia urbanistica”:

si tratta della variante n. 22 relativa alla prevista cittadella dello Sport in zona Torbisi. La critica profonda che la commissione pone nei confronti di questa variante è che si voglia trasformare una parte già adibita ad area sportiva per farla diventare area residenziale e attuare un contemporaneo ampliamento dell’area sportiva verso la parte ovest adibita attualmente a territorio agricolo. Citando letteralmente: “l’onere del mantenimento di una adeguata area sportiva viene così scaricato interamente sulle aree agricole. Si tratta di una prassi che non può essere condivisa. Essa mira a distogliere grandi quantità di terreno agricolo sulla base di previsioni di trasformazione perlomeno approssimative.

Si tratta di quasi 2 ettari di area agricola di pregio che verrebbero sacrificati per questa operazione. Un ulteriore appunto che viene segnalato su questa operazione è che “Si evidenzia la necessità di valutare la valenza dell’attrezzatura sportiva proposta, richiamato che le attrezzature pubbliche di livello sovracomunale sono di competenza del piano territoriale della comunità”.

La Commissione ricorda quindi ai nostri amministratori che alcune scelte andrebbero condivise a livello di Comunità di Valle e non prese dai singoli comuni.

Infine, la CUP rileva anche che la nuova area residenziale andrebbe a collocarsi a ridosso di fascie di rispetto di strade, ferrovie e elettrodotti creando ovviamente problemi ai futuri residenti e alla gestione dell’area residenziale da parte del Comune.

Lavis, “Città del Vino”, che per fare cassa, trasforma aree sportive in residenziali e aree agricole in sportive… L’operazione, al di là del reale bisogno di avere una cittadella dello sport, lascia abbastanza perplessi.

In questi giorni sul nostro magazine e sui quotidiani locali abbiamo letto i pareri di uno dei partiti all’opposizione (PD Lavisano) e dei rappresentanti del mondo contadino lavisano (L’Adige di oggi, 19 aprile). Il nostro magazine offre volentieri i suoi spazi alla Giunta lavisana se questa vorrà spiegare ai nostri lettori i futuri passi in merito a questa infinita variante al PRG e al documento della CUP che appare a tutti gli effetti una bocciatura delle scelte urbanistiche intraprese.

Ciao Fulvio!

Fulvio in canoa sull'Avisio

Fulvio Forrer, urbanista, ambientalista e amico, non c’è più. Il male che da tempo lo attanagliava lo ha sconfitto.

Solo 15 giorni fa ero rimasto contentissimo quando potei vederlo nell’auditorium della biblioteca di Lavis alla serata organizzata dall’Istituto Nazionale di Urbanistica del Trentino (di cui era Vicepresidente) e da Vivilavis. Come mio solito ero in ritardo, gli interventi erano già cominciati, riuscii solo ad appoggiargli la mano sulla spalla e dirgli CIAO sottovoce, ripromettendomi poi di scambiarci due chiacchiere finita la serata. Purtroppo dopo poco se ne dovette andare perchè non si sentiva bene. In precedenza lo vedevo qualche volta quando, nonostante la malattia, andava alle sue riunioni a Trento e passava a salutarmi in ufficio e ci bevevamo un caffè assieme.

Ebbi modo di conoscerlo bene durante il mio precedente lavoro alla Confederazione Italiana Agricoltori di Trento; seguivamo assieme un progetto di sviluppo rurale di un Parco Agricolo. Lui coordinava il pool di professionisti che seguivano il progetto e io seguivo la cosa per la Confagricoltori. Mi piaceva moltissimo come cercava di far combaciare le sue capacità professionali con il suo pensiero legato ad un corretto sviluppo ambientale e rurale. Un esempio per me, allora alle prime armi con la mia professione legata ad uno sviluppo rurale e turistico dolce.

Ricordo quando partecipava a Lavis agli incontri del Laboratorio di Partecipazione IMPRONTE e affrontava il confronto con noi ad armi pari, nonostante lui su questioni ambientali, sulla TAV, su questioni di urbanistica e sul prg fosse molto più preparato di noi.

In una delle ultime occasioni che ci vedemmo mi chiese se mi andava di organizzare assieme a lui una serata per promuovere il Car Sharing anche a Lavis; l’avevamo progettata, bastava solo fissare una data ma io posticipavo sempre aspettando fiducioso una sua guarigione…

Di lui mi rimane uno splendido ricordo durante un’iniziativa dentro l’Avisio mentre, con la sua canoa, scende, assieme al figlio, il fiume Avisio e si ferma a raccontare ad un gruppo di persone come sarebbe bello far rivivere il nostro fiume con varie iniziative.

Ciao Fulvio…

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